Tavolame

Pioppo

 

Specie legnosa: PIOPPO

Nome latino: la denominazione italiana di Pioppo si applica correttamente a più specie del  Genere Populus le quali sono nettamente distinte per i loro caratteri botanici specifici differendo anche alquanto nei legni che forniscono.

Dette specie sono il Populus nigra L., il P. alba L., il P. tremula L. e gli ibridi euramericani tra il P. nero europeo e vari P. americani, o P. euroamericana Guiner: le denominazioni specifiche dei detti Pioppi sono: P. nero, P. bianco, P. tremolo. P. ibrido, quest’ultimo con varie altre dizioni quali Pioppo canadese, P. carolina, ecc. dal punto di vista commerciale hanno vera importanza soltanto i Pioppi euroamericani di coltura, mediante i quali sono estese le ben note piantagioni industriali della Pianura Padana, della Toscana e di qualche zona pianeggiante nel Veneto, della Campania e altrove.

 

Denominazioni negli altri paesi europei: francese: Peuplier; inglese:Poplar, Cotton wood (il legno)Aspen; tedesco: Pappel; spagnolo:Alamo, Chopo.

 

Caratteristiche dei fusti

L’albero può raggiungere 25-28 m di altezza con diametro a petto d’uomo di 55-60 cm: purtroppo gli agricoltori tendono ad abbreviare il più possibile i turni di taglio e procedono all’abbattimento quando il diametroi a petto d’uomo è attorno ai 30 cm. Se l’impianto è stato fatto razionalmente, e cioè ogni pianta ha a disposizione uno spazio sufficiente (da 30 a 35 mq) e per di più sono state eseguite a tempo debito regolari potature, i fusti si presentano diritti e con ristretta chioma confiinita verso la sommità: sul margine delle piantagioni e soprattutto se le distanze di impianto sono state tenute molto basse le piante tendono a curvarsi verso l’esterno. Se invece che di piantagioni a blocchi si tratta di filari lungo le strade o canali le piante troppo ravvicinate tendono a divergere alternativamente da una parte all’altra, il che provoca la formazione di “legno di tensione” sommamente pregiudizievole dal punto di vista tecnologico per le utilizzazioni finali. In tutte le piantagioni artificiali sono frequenti gli attacchi di vari parassiti e segnatamente degli insetti xilofagi perforanti grosse gallerie attorno alle quali si determinano anche vistose colorazioni bruno rossastre. Frequenti le tensioni interne e, in zone umide e fredde, i creti da gelo.

 

Aspetto e caratteristiche del legno

Il colore del legno di recente formazione è da biancastro a lievemente giallognolo: dopo i 5-6 anni dall’impianto si inizia però la formazione di un durame di colorazione bruno verdastra ed a contorno irregolare, avente una umidità molto elevata e, spesso, cattivo odore. La formazione del legno di tensione al quale si è accennato poco sopra è rilevata dalla colorazione nivea dei tessuti disposti secondo un arco di corona circolare situato dalla parte opposta rispetto alla  concavità della curvatura. Gli anelli di accrescimento possono raggiungere valori elevati di spessore: 20 mm e più.

Peso specifico: allo stato fresco variabile entro i limiti piuttosto ampi sia in relazione al clone o alla varietà coltivata ( o cultivar) che al clima e alle altre caratteristiche ambientali: in linea di larga massima può tenersi conto di un valore attorno a 700 kg/mc ; dopo normale stagionatura attorno:  340 kg/mc.

Struttura istologica:tessitura da media a grossolona, fibratura generalmente diritta: soltanto eccezionalmente si hanno fusti con fibratura intrecciata. Nelle zone di legno di tensione le cellule presentano una modificazione delle loro pareti che all’atto delle lavorazioni provoca delle serie difficoltà.

Caratteristiche meccaniche: resistenza a compressione assiale mediamente 31N/mmq, a flessione 55 N/mmq, durezza bassa. Il comportamento all'urto è modesto.

Modulo di elasticità: 8.000 N/mmq.

Difetti strutturali ed alterazioni più frequenti: influenza fortemente sfavorevole sulle utilizzazioni è esercitata dai difetti sopra già menzionati: cretti da gelo, legno di tensione, grosse perforazioni da insetti e nelle piantagioni in filari lungo strade campestri, lesioni alla base dei fusti provocati dal passaggio degli animali, dai carri agricoli e dalle macchine per la lavorazione del suolo.

 

Lavorabilità

Nonostante la bassa durezza del legno sia la segagione che la piallatura e, ancor più la fresatura, risultano sempre di facile esecuzione giacché i ferri tendono a strappare le fibre anziché a tagliarle, le superfici risultano però pelose e poco lisce.

La difficoltà viene poi fortemente accresciuta se sono presenti zone con legno di tensione il quale, nel caso della segagione, può addirittura provocare la deviazione del taglio.

L’essicazione a causa dell’elevata umidità del legno fresco di taglio è molto lenta e può anche riuscire difficoltosa se sono presenti delle “tasche d’acqua”le quali rendono molto problematica una regolare ed omogenea distribuzione dell’umidità nel corpo delle tavole.

La sfogliatura è agevole purché non sia presente del legno di tensione giacché in tal caso i fogli risultano a superficie scabra, con “sgranature” e strappi, dando poi con l’essicazione dei tratti fortemente ondulati che provocano notevoli inconvenienti all’atto della composizione dei pannelli di compensato e rendono impossibile la destinazione per asticelle da fiammiferi. La tranciatura è praticata molto raramente e comunque può ripetersi per tale operazione quanto è detto per la sfogliatura.

Le unioni con i chiodi o viti non presentano particolari difficoltà, ma in vicinanza delle estremità dei pezzi tendono a far spaccare il legno; può quindi essere utile la preventiva perforazione delle sedi. La tenuta è comunque sempre modesta.

L’incollaggio, la tinteggiatura e la verniciatura si effettuano senza porre dei problemi, ma i risultati che si ottengono da queste due ultime operazioni non sono tra i migliori.

 

Impieghi principali

Il legname di Pioppo è quello più di largo consumo nel nostro paese e trova come destinazioni in primo luogo la falegnameria di tipo corrente: seguono gli imballaggi, elementi per impalcature e ponteggi, casseforme da cemento armato, oggetti ed utensili casalinghi, zoccoli e suole per calzature, lana di legno, compensati, fiammiferi, materiale da triturazione per le industrie cartarie o per pannelli di fibre e di particelle (pannelli truciolari).

Prove per la fabbricazione di strutture lamellari hanno fornito discreti risultati.

Nota: L’elevato consumo italiano di legname di Pioppo è coperto pressoché integralmente dalla produzione interna: soltanto in via saltuaria ed occasionale si registrano modeste importazioni dalla ex Jugoslavia e dalla Francia.

Per quanto concerne il legname proveniente, in quantitativi sempre molto esegui, dalla specie italiane di Pioppo diversi dagli ibridi euroamericani può precisasi che essi hanno pesi specifici e caratteristiche di resistenza meccanica superiori, ma durabilità analoga, e cioè scadente. La tessitura è generalmente più fine mentre la fibratura, poco regolare nel Pioppo nero, è di massima diritta sia nel Pioppo bianco (o Gattice) che nel Pioppo tremolo (o tremolo): da quest’ultimo possono addirittura ricavarsi talvolta piccoli assortimenti adatti per falegnameria fine e cornici.